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Perché NOCOST? NOCOST è un acronimo: NOtiziario del COrso di STudio. Ma NOCOST fa riferimento anche a "No cost campaign", un termine coniato inizialmente da uno studente dell'Università di Stanford, riferendosi ad una campagna politica in cui i candidati corrono senza fondi. Questa si basava sui principi della rete Web 2.0. Oggi questo strumento è sempre più collaudato e fruibile da tutti, ed è per questo che il suo uso può essere di grande aiuto ad una condivisione delle informazioni e delle idee con l'obiettivo di rendere l'ambiente universitario più "amichevole". |
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Intervista a Andrea Marsella
| di Marcello Salmeri
| Andrea Marsella è nato a Monterotondo (RM) il 23 luglio 1993. È stato uno studente di Ingegneria Elettronica (triennale e magistrale) dall'ottobre 2012 a luglio 2017. Appassionato di musica, fotografia, natura, animali. Ora lavora nel Regno Unito presso l'Università del Surrey come studente di dottorato. |
Che studi superiori hai fatto e dove? Mi sono diplomato nell'estate 2012 all'istituto scientifico superiore Ettore Majorana di Guidonia. Guardandomi indietro, frequentare quel liceo è stata tra le scelte migliori che abbia mai fatto in vita mia.
Come hai deciso di iscriverti a Ingegneria? Ero molto appassionato di Matematica, ma nello scegliere il mio percorso universitario ero spaventato dall'approccio generale che questa facoltà ha nel nostro paese. Quindi ho deciso di iscrivermi ad Ingegneria, sperando che le implicazioni più pratiche nel percorso di studio rendessero più agevole la ricerca di un percorso lavorativo.
Perché a Tor Vergata? Devo dire che attualmente le scuole secondarie non preparano alla scelta del percorso universitario. Devo confessare che il fatto che mia sorella Anna studiasse lì prima che mi immatricolassi è stato decisivo.
Come è stato il tuo impatto con l'università? Confusionario. Ricordo entrare nell'aula il primo giorno di lezione, Analisi Matematica I ovviamente, Appena sono entrato nell'aula ho visto una folla oceanica di circa 400 persone.Ci si sente persi in mezzo a così certa gente, e pensi subito "se solo 20 persone passeranno questo esame, sicuramente altre persone saranno migliori di me quindi forse non ce la farò".
Quali sono state le maggiori differenze che hai trovato rispetto al tuo percorso scolastico? La gestione del tempo è una grande differenza Alle superiori hai continui compiti in classe ed interrogazioni che ti costringono a studiare. Il contesto universitario lascia invece a te stesso la possibilità di gestire il tuo tempo. E ad esser sincero, con la sessione a febbraio e l'inizio delle lezioni ad ottobre, diciamo che i primi due mesi universitari non furono molto produttivi.
Hai qualche aneddoto che ricordi con particolare piacere? Ad essere sincero, Potrei scrivere un libro pieno di aneddoti... Ricordo un giorno in cui entrai in aula indossando una doppia camicia per il freddo. Una ragazza sconvolta mi chiese se avessi scelto quel particolare outfit di propostio. Risposi sì, e la mia risposta la sconvolse più di quanto il mio outfit avesse fatto a primo impatto. Devo dire che a distanza di anni quello fu l'inizio di una fantastica amicizia. Il messaggio che voglio dare con questo anneddoto, anche se buffo, è di cercare di essere se stessi sempre e comunque. Le persone cercheranno di fermarvi in tutti i modi e cercheranno di farvi credere che siete persone peggiori rispetto quello che siete. Non date attenzione a quelle persone, credete in voi stessi fino in fondo. Solo in questo modo le altre persone possono credere in voi, e questo vale anche per gli esami. Il secondo messaggio è che non importa quanti piano voi facciate, la vita vi sorprenderà comunque in maniera improbabile.
Come ti sei trovato come ambiente a Tor Vergata? L'ambiente è stato senz'altro stimolante. Devo confessare che a volte ho trovato alcune mele marcie lungo il mio cammino, purtroppo la statistica si applica ad ogni contesto. Se da una parte alcuni lati negativi possono causare sconforto, una volta superati niente può fermarti. Comunque sia, le amicizie e i legami che ho creato nel contesto universitario si protrarranno negli anni a venire
Quale corso di laurea hai frequentato? Ingegneria elettronica sia per la triennale che per la magistrale. Per la magistrale ho scelto l'indirizzo di Elettronica per l'Energia.
Ritieni che l'università ti abbia preparato adeguatamente per il mondo del lavoro? Credo questo aspetto sia un limite sistematico del sistema accademico italiano. Nonostante la preparazione accademica sia eccellente, manca quella collaborazione tra industria ed università come ultimo tassello del percorso di studi. Questo risulta in argomenti fatti a lezione che a volte sono decontestualizzati rispetto al background industriale che si trova nel nostro paese oggi giorno.
Secondo te, ci sono argomenti che ti sarebbero stati utili, ma non hai svolto durante il tuo percorso? Credo alcuni laboratori debbano essere potenziati per avere una visione ad ampio spettro dell'elettronica.
Come hai scelto la tesi da svolgere? Sono sempre stato convinto che la cosa giusta da fare fosse applicare la propria conoscenza a contesti reali. Quindi non mi restava altra scelta che intraprendere una tesi sperimentale. Stesso accadde per la tesi magistrale.
Ti è stata utile la preparazione alla tesi per le tue conoscenze e competenze? Assolutamente sì, lo svolgimento di una tesi sperimentale ti conferisce al termine del percorso una visione più pratica di alcuni concetti che ho ritrovato più tardi sia nel percorso di studi che in quello lavorativo.
Come hai iniziato a cercare un lavoro? È stata sempre mia volontà quella di restare in ambito accademico anche dopo la conclusione del percorso di studi magistrale. Essendo purtroppo la situazione italiana particolarmente sfortunata per chi sceglie di rimanere in accademia, non mi è rimasta altra strada che provare ad emigrare, attualmente vivo in Inghilterra stabilmente come studente di dottorato.
Come è stato il tuo percorso che ti ha portato ad emigrare all'estero per un programma di dottorato? Due parole: lungo e complesso. Nonostante quello che si pensa generalmente, non basta prendere la valigia ed andarsene. Per un programma di dottorato, le università richiedono due o tre lettere di raccomandazione, una lettera di introduzione personale, una bozza di un progetto di ricerca o comunque una idea chiara su cosa fare in quel determinato gruppo di ricerca. Inoltre, una adeguata padronanza della lingua straniera è un requisito dal quale molte università straniere non transigono. In definitiva, mettere tutti questi pezzi insieme ha richiesto circa due mesi. La buona notizia è che una volta fatta la cosa per un dipartimento, molti dei documenti possono essere riutilizzati per le altre domande.
Come hai scelto l'univeristà presso la quale lavori attualmente? Diciamo che il tutto è stato completamente inaspettato. Come ho detto prima, non importa quanto pianifichi la tua vita, ci sarà sempre quel percorso che non avevi previsto che ti sorprenderà. È stata la classica scena da film in cui mandi la domanda e ti arriva una richiesta di intervista 20 minuti dopo avere premuto invio dal tuo computer dopo aver pensato "non mi risponderà mai". Dopo aver preso le mie cose e partito su due piedi per visitare la città e il dipartimento, ho deciso che era lì che volevo passare i prossimi anni della mia vita.
Che lavoro fai oggi? Oggi sono uno studente di dottorato presso l'università del Surrey, nel team del prof. Radu Sporea. Il team è estremamente dinamico e l'intero clima è amichevole ed accogliente, non avrei potuto scegliere un posto migliore dove trascorrere i miei giorni, Nonostante il mio background si fosse concentrato su energie rinnovabili, attualmente mi occupo di sensori per aprire nuove frontiere nell'interazione tra uomo e ambiente circostante. Come studente di dottorato in UK, ho anche la possibilità di offrire la mia esperienza come assistente all'insegnamento per gli studenti d Ingegneria. Devo dire che le prospettive sono migliroi rispetto al contesto italiano che purtroppo ho dovuto lasciare.
Quali sono oggi i tuoi sogni? Sinceramente, continuare a fare quello che faccio sarebbe più che sufficiente. Spero che l'attività di ricerca che sto portando avanti abbia successo e di diventare un esempio sia umano che professionale per la mia comunità. Vedremo tra qualche anno se il tempo mi darà ragione.
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