| | Ex studenti |
---|
Intervista a Marco Pacini
| di Marcello Salmeri
| Marco Pacini è nato a Ferentino (FR) il 25 novembre 1984. È stato uno studente di Ingegneria Elettronica presso l'Università di Roma Tor Vergata. Si è immatricolato nell'anno accademico 2003-04 e si è laureato a luglio 2009. Appassionato di tecnologia e di fotografia. Ama e pratica il basket, ed è appassionato di tutto lo sport. Ora Marco lavora in un'azienda che produce componenti per la trasmissione di potenza nell'area di Modena come Segment Application Manager. |
Che studi superiori hai fatto e dove? Ho frequentato gli studi superiori nel mio paese, Ferentino in provincia di Frosinone, ed ho avuto la fortuna di avere intrapreso subito studi tecnici avendo scelto un Istituto Tecnico industriale con indirizzo elettronica e telecomunicazioni. Scelta che ancora oggi rifarei perché mi ha lasciato molte nozioni che ho ritrovato poi mentre studiavo in Università.
Come hai deciso di iscriverti a Ingegneria? Perché quel tipo di studi superiori sono stati molto interessanti e mi hanno spinto ad approfondire molti degli argomenti che avevo avuto modo di studiare, e la scelta naturale è stata Ingegneria.
Perché a Tor Vergata? Principalmente per due motivi. Il primo era legato al fatto che avevo avuto ottimi feedback da colleghi più grandi, sia in termini di qualità, perché essendo una Università "a misura d'uomo" si aveva molto più contatto diretto con i professori, cosa che poi ho potuto apprezzare anche in prima persona. E in secondo luogo anche sull'ottimo percorso formativo e piano di studi che offriva, sul quale mi sono documentato molto all'inizio.
Come è stato il tuo impatto con l'università? Qui c'è un aneddoto carino. Il primissimo impatto con Tor Vergata è stato quando sono andato a consegnare l'iscrizione al test d'ingresso. Ecco: terza settimana di agosto, scendo dall'autobus tra Ingegneria ed Economia (che per inciso non era come è oggi), sembrava il deserto, neanche un po' di verde, caldo torrido e non c'era nessuno, il mio primo pensiero è stato: "Ma dove sono capitato?". Fortunatamente era solo un periodo di lavori e di piena estate. Il primo impatto vero con il mondo Università invece è stato abbastanza buono, ma sicuramente impegnativo, in quanto, rispetto a come ero abituato, ho dovuto rivedere il mio modo di studiare. Ma grazie all'aiuto di altri ragazzi del corso di studi ho superato il primo periodo, che rimane senza dubbio il più duro. Ma che è stata un'ottima scusa per fare amicizia con alcuni con cui ancora oggi ci si frequenta.
Quali sono state le maggiori differenze che hai trovato rispetto al tuo percorso scolastico? La maggior differenza sicuramente è stata la metodologia e l'approccio allo studio. La quantità di nozioni e di informazioni che si riceve durante le lezioni ti obbliga a stare al passo e senza poter tralasciare o rilassarsi. Questo è stato il primo grosso cambiamento che ho dovuto affrontare nei primi sei mesi di Università.
Hai qualche aneddoto che ricordi con particolare piacere? Ci sono tanti aneddoti, ma sicuramente quello che ricordo con più piacere è l'ultimo giorno dell'anno accademico del 2007, 30 luglio, giornata calda e mattina a preparare un esame orale per il pomeriggio con altri amici e colleghi. Nel pomeriggio, finito il mio orale, aspetto prima di tornare a casa. Quando finisce l'ultimo, erano le 5 di pomeriggio e faceva un caldo tremendo, ma eravamo tutti felici per i 30 giorni di riposo che ci aspettavano e prima di salutarci siamo andati a farci un giro al centro commerciale per rinfrescarci con l'aria condizionata. Mentre ci facciamo un giro e mangiamo qualcosa ci viene l'idea, partire per la Puglia, sul Gargano a trovare chi era già in vacanza. Piccolo problema bisognava recuperare tutto, e dovevamo fare il giro tra San Giovanni a Roma, Pomezia e Frosinone. Alla fine dopo aver studiato il miglior piano d'azione, alle 19.30 parte la spedizione, e tra i vari giri, alle 21.30 eravamo finalmente sulla strada per la Puglia, con orario di arrivo previsto al pub in spiaggia alle 24.00. Il tutto ovviamente a sorpresa e nessuno di chi era già in vacanza sapeva nulla. Giornata fantastica, mattinata di studio, pomeriggio con un esame in più sul libretto, serata in viaggio (con tanto di posto di blocco alle 23) e bagno a mezzanotte, stanchissimi ma contenti come bambini. Tutto ovviamente con gli amici con i quali si condivideva tutto. Ricordo indelebile.
Come ti sei trovato come ambiente a Tor Vergata? Tor Vergata per me è sempre stato un ambiente molto piacevole dove poter frequentare e studiare perché a misura di studente. Faccio l'esempio della possibilità di poter prendere appuntamento con i professori senza correre il rischio che passino settimane prima di poter davvero incontrare il professore, o peggio doverlo aspettare fuori da suo ufficio per ore. E questo 15 anni fa quando Tor Vergata non aveva tutti i servizi che ha oggi, compreso un Campus universitario molto "American Style" o la miriade di servizi che ci sono oggi.
Quale corso di laurea hai frequentato? Inizialmente avevo scelto Telecomunicazioni, ma dopo il primo anno ho avuto la possibilità di passare ad Elettronica, scelta che è maturata durante i primi sei mesi perché avevo avuto modo di approfondire e reperire qualche informazione in più poter poter decidere quale percorso intraprendere. Inoltre, le mie passioni erano più inerenti al modo dell'elettronica. Se potessi tornare indietro avrei analizzato e approfondito anche ingegneria informatica, ma devo dire che ad oggi sono assolutamente soddisfatto della scelta fatta.
Ritieni che l'università ti abbia preparato adeguatamente per il mondo del lavoro? Sicuramente l'università ti da l'apertura mentale e il giusto approccio al cambiamento, e questo l'ho notato solo una volta entrato nel mondo del lavoro. A partire dalla cosa banale che sono gli interessi che si sviluppano tra colleghi di corso, fino ad arrivare alla preparazione vera e propria sia in termini di nozioni che di approccio al ragionamento. Sicuramente non prepara al 100%, anzi ci sono molti aspetti che solo una volta entrati nel mondo del lavoro puoi capire. Per fare un esempio: il discorso della comunicazione e delle relazioni. Puoi essere infinitamente bravo e rapido nell'apprendere, ma se non sai trasmettere ad altri nel modo corretto e in modo tale che tutti coloro che ascoltano possano comprendere, tutte le bellissime cose che hai pensato ed elaborato, si perderanno alla prima domanda (esperienza vissuta): "perché hai usato un colore piuttosto che un altro?" oppure "perché la tabella Excel non è formattata uguale?". E quando si parla con culture diverse queste cose sono all'ordine del giorno.
Secondo te, ci sono argomenti che ti sarebbero stati utili, ma non hai svolto durante il tuo percorso? Per quanto mi riguarda penso che un po' di economia più approfondita sarebbe stata utile. Oggi tutte le aziende cercano ingegneri che non sappiano solo progettare, ma che siano in grado di conciliare lo sviluppo tecnico, tener d'occhio i costi e le spese di sviluppo, e in ultimo siano in grado di offrire il prodotto al giusto prezzo e ricavane la giusta marginalità. Perché alla fine l'ingegnerie è questo: è il collettore di tutta una serie di discipline che convergono nella realizzazione di un progetto che ha come fine ultimo quello di poter esser venduto, e con il guadagnato poter di nuovo investire sviluppare e realizzare. E un ciclo e questo ciclo che sempre di più al centro l'Ingegnere.
Come hai scelto la tesi da svolgere? Questa è una domanda davvero difficile. In realtà nell'ultimo periodo dell'università ho frequentato corsi inerenti alla mia specializzazione (optoelettronica) e in particolare il corso del professor Pecchia, Nanoelettronica, che univa tutto ciò che mi ha sempre appassionato: l'elettronica e la meccanica quantistica. Da lì, la scelta è stata semplice.
Su quale argomento hai svolto la tesi? La mia tesi parlava di trasporto quantistico in nanowire di silicio. Devo dire che la letteratura all'epoca era davvero tantissima e solo oggi mi spiego il motivo visti i passi in avanti fatti dall'elettronica negli ultimi 10 anni, che riprendono tutti quei concetti visti durante il mio periodo di tesi.
Ti è stata utile la preparazione alla tesi per le tue conoscenze e competenze? Sfortunatamente, per il tipo di industria che si trova oggi in Italia, no. Sono poche, se non pochissime, le aziende che fanno quel genere di elettronica nel nostro territorio. Per seguire quello per cui ho fatto la tesi sarei dovuto andare all'estero o rimanere in università.
Come hai iniziato a cercare un lavoro? Ho cominciato cercando su siti di annunci di lavoro, cercando come "ingegnere elettronico" e devo dire che nel primo periodo è stata davvero dura (laureato a luglio 2009 quindi in piena crisi economica), e si faceva davvero difficoltà a trovare qualcosa di accettabile, ma alla fine con tanta pazienza qualcosa è saltato fuori.
Puoi descrivere il suo percorso lavorativo? Io ho cominciato con uno stage di 6 mesi. Fortunatamente non uno di quelli dove ti fanno fare fotocopie, ma uno di quelli dove sei a contatto con chi è sul campo, commerciali principalmente, e ha bisogno di supporto tecnico. Questo mi ha permesso di crescere e di formarmi in maniera adeguata. Sono stato assunto quindi come product manager, nell'azienda in cui ancora oggi lavoro e dove sono stato il primo di una serie di ingegneri elettronici in un settore di ingegneri meccanici.
Che lavoro fai oggi? Oggi faccio parte della divisione di Business Development di questa azienda e oltre ad occuparmi di prodotti elettronici (inverter in primis), seguo anche alcuni settori industriali ai quali forniamo soluzioni del mondo della trasmissione di potenza. Tutto questo con l'opportunità di viaggiare e conoscere realtà diverse. E questo mi fa apprezzare sempre la nostra cultura e il nostro paese.
Quali sono i tuoi obiettivi futuri? Crescere sempre di più da un punto di vista professionale, e imparare cose nuove e sempre più stimolanti. Perchè sicuramente il mondo del lavoro ti mette davanti ogni giorno sfide nuove e restare aggiornati e allineati alle tendenze del mercato ci permette di affrontare meglio il cambiamento, grazie agli insegnamenti ricevuti dall'università. Perché, come diceva un mio vecchio collega, il lavoro è fatto da 3 fasi principali: la prima dove devi imparare il più possibile, la seconda dove devi affermarti ed essere indispensabile e la terza dove devi regalare tutto quello che hai imparato nelle due fasi precedenti. Io mi sento nel pieno della prima e spero ben avviato nella seconda.
Quali sono oggi i tuoi sogni? Il mio sogno rimane sempre lo stesso. Sono sempre stato uno appassionato dal fatto che la tecnologia possa cambiare e migliorare la vita delle persone. Ecco, nel mio piccolo, il mio sogno rimane quello di poter dire di aver dato un contributo nel cambiare in meglio la nostra vita. Ambizioso, vero? Ma abbiamo parlato di "sogni", e per definizione i sogni devono essere qualcosa di ambizioso altrimenti sarebbero realtà.
| |
|